Più di una volta ho scritto di santoni che approfittano del loro status per possedere sessualmente donne. Uno scandalo che sta facendo scalpore in questi giorni soprattutto nel sud dell’India è quello che ha interessato il guru Swami Nithyananda, beccato dalle telecamere mentre si preoccupava della salute fisica e spirituale (ehm) di una donna.
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Tiene segregate moglie e figlie per sette anni per paura che le stuprino
Un sessantenne di Mumbai ha tenuto segregati per sette anni sua moglie e le tre figlie, per paura che potessero essere violentate. L’uomo, Francis Gomes, disoccupato, viveva con la sua famiglia a Vasai, un popolare quartiere di Mumbai. L’uomo permetteva solo alla piu’ piccola delle tre di andare a scuola, ma solo per i primi anni. Dal 2002 le tre figlie e la mamma venivano chiuse in casa. Le finestre erano oscurate, non c’era televisione in casa, la porta sprangata. Le donne non potevano neanche vedere il sole. L’uomo temeva che, una volta uscite, le donne sarebbero state violentate. E cosi’ anche ai vicini raccontava frottole. Fino a quando sia i vicini, sia membri di una ong si sono allertati e hanno chiamato la polizia che ha fatto irruzione nella casa. Le donne si trovavano in pessime condizioni fisiche e psicologiche, due figlie erano malnutrite ed una aveva anche una ferita al collo. L’uomo e’ stato arrestato.
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Non vuole tradire marito, stuprata e bruciata viva
Una donna indiana, bruciata viva dopo essere stata stuprata da quattro uomini per non aver voluto tradire il marito, e’ morta ieri sera a Mumbai a causa della gravita’ delle ustioni riportate sul 90% del corpo. Lo scrive oggi il quotidiano Indian Express. Vittima di questa violenza e’ stata Radiya Raja Devendra, 24 anni, madre di due figlie e sposata con uno spazzino comunale della capitale industriale dell’India. La vicenda, nonostante la sua gravita’, e’ riportata in una pagina interna del giornale a riprova di un fenomeno che evidentemente in India non risulta eccezionale. La polizia ha immediatamente arrestato quattro uomini sulla base sia della denuncia fatta dalla stessa vittima prima di morire sia del racconto della sorella minore della donna che e’ stata testimone oculare della furia della banda. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, Radiya aveva ripetutamente rifiutato di avere ”una storia” con un uomo, Nitya Devendra, che nel 2004 aveva cercato di sposarla, senza ottenere il consenso dei genitori di lei. Da allora il pretendente respinto ha continuato a insidiare la donna, che ha taciuto per paura, e lunedi’ scorso, di fronte a un ennesimo no, ha chiamato due suoi fratelli e un amico per organizzare l’aggressione finita in tragedia.
fonte: ANSA
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Niente jeans per le ragazze dei college di Kanpur
Ieri, leggendo l’ottimo blog dell’amica Enrica Garzilli (che ho anche scoperto avere antenati per me importanti, perchè hanno a che fare ocn l’invenzione della pizza margherita), ho letto questo interessante articolo e lo ripropongo nella versione che ho pubblicato per l’Ansa. Tnks to Enrica.
Niente jeans in quattro college dello stato dell’Uttar Pradesh, nel nord dell’India. I rettori del Dayanand Degree College (DDC), Acharya Narendra Dev College (ANDC), Sen Balika College (SBC) e Johari Degree College (JDC), tutti associati all’universita’ di Kanpur, hanno emesso un decreto con il quale si vieta agli studenti, soprattutto alle ragazze, di indossare jeans e altri capi o accessori di abbigliamento occidentali. I rettori hanno giustificato la loro scelta spiegando di aver ricevuto una serie di lamentele da parte delle ragazze di molestie al di fuori dei cancelli dei college. Per evitare cosi’ che potessero subire molestie, i rettori hanno deciso di vietare i capi di abbigliamento occidentali, che, anche se lunghi, segnerebbero troppo le forme delle ragazze. Via jeans e camicette, ma anche minigonne e magliettine attillate. A tutti gli studenti, inoltre, e’ stato vietato di utilizzare i cellulari all’interno del campus, se non per ragioni strettamente necessarie. I rettori hanno anche deciso di incontrarsi a breve per formalizzare un codice di condotta sull’abbigliamento nei diversi istituti. Non tutti gli studenti hanno accettato la decisione. Un gruppo studentesco femminile ha fatto notare alla stampa indiana che se davvero l’intento era quello di proteggere loro dalle molestie sessuali, si poteva pensare ad aumentare la sicurezza o a chiedere l’intervento e l’aiuto della polizia. Si preannunciano manifestazioni di studenti e insegnanti contro il nuovo codice di condotta, che prevede multe per i trasgressori e punizioni che arrivano fino alla sospensione. Lo stato dell’Uttar Pradesh e’ il piu’ popoloso dell’India e quello nel quale c’e’ la piu’ alta percentuale di musulmani. Il portale on line di informazione Islam On line, spiega, nel titolo dell’articolo sulla faccenda di Kanpur, che la decisione dei rettori e’ stata presa ”per proteggere le ragazze”.
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Violenta per anni sua figlia minorenne su indicazione del guru
Un uomo d’affari indiano di Mumbai, che su consiglio di un veggente esperto di Tantra ha violentato per nove anni sua figlia per cercare di raddrizzare le proprie attività commerciali, è stato arrestato dopo che la ragazza, ora 21/enne, ha rivelato tutto ad una zia. Lo scrivono oggi i media. La vicenda, che ricorda le gesta raccapriccianti dell’austriaco Josef Fritzl condannato all’ergastolo per aver abusato per 24 anni della figlia, ha scosso e indignato la società indiana. L’uomo, Kishore Chauhan di 49 anni, aveva avuto a quanto pare un tracollo finanziario nel 2001 e per cercare di uscirne non aveva trovato di meglio che recarsi da un noto astrologo, Hasmukh Rathod. Questi, dopo aver studiato il caso, gli consigliò di avere rapporti sessuali con sua figlia, allora di 12 anni. Secondo la polizia, l’uomo ha così cominciato a sottoporre la piccola a vessazioni sessuali, con la complicità di sua moglie e dello stesso veggente che svolgeva riti propiziatori. Di recente però, scrive l’agenzia di stampa Pti, poiché gli affari non miglioravano, Chauhan ha chiesto nuovamente aiuto a Rathod che non trovato di meglio che consigliargli di avere rapporti sessuali anche con la figlia minore, di 15 anni. A questo punto la più grande si è rivolta in lacrime allo zio materno che ha presentato una denuncia alla polizia, permettendo di mettere fine alla triste vicenda.
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New Delhi capitale indiana della violenza sessuale
Trecentotrenta casi di violenza sessuale e molestie solo nei primi quattro mesi del 2008. Questi gli allarmanti dati che fanno di New Delhi, anche la capitale indiana delle violenze sulle donne. Secondo i dati ufficiali nel 2008 sono stati finora 121 i casi di violenza sessuale e 210 quelli di molestie, riportati in varie zone della citta’. Solo nel mese di aprile sono state 14 le donne violentate, di cui otto minorenni. ”Abbiamo arrestato i presunti violentatori nel 90% dei casi – ha detto un ufficiale di polizia all’Indian Express. Nella maggior parte dei casi si trattava di persone conosciute dalla vittima”. Nel 2007 nel 92,28% dei casi gli accusati avevano avuto contatti in precedenza con la vittima, in molti casi erano persino persone di famiglia. Rispetto agli anni precedenti i dati mostrano un preoccupante incremento del fenomeno. La polizia di Delhi attribuisce il fatto ad una serie di fattori sociali. Un’analisi compiuta dalla polizia indiana del 2007 ha rivelato che il 68% delle persone accusate di molestie erano analfabeti e l’80% appartenevano agli strati sociali piu’ bassi. Il Rapporto della polizia del 2007 afferma inoltre che il 64% delle violenze e’ avvenuto in casa e solo il 5% nelle baraccopoli. Tra le principali cause del fenomeno la promiscuita’ in cui sono costrette a vivere, per motivi economici, tante famiglie indiane. ”Spesso intere famiglie – spiega un ufficiale di polizia indiano – vivono in una sola stanza, senza alcuna privacy, e questo abbatte i taboo e le barriere morali”. Nel mese di aprile la vittima piu’ giovane e’ stata una bimba di soli due anni e mezzo. In un altro episodio una donna, che aveva accusato il suo padrone di casa di averla molestata, e’ stata pubblicamente picchiata dai membri della famiglia e dai vicini di casa. Sono pero’ ancora molte le donne che non denunciano le violenze per la paura di ritorsioni da parte della comunita’ che tende ad accusare la donna e non il violentatore.
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