Il primo gruppo di sfollati dalle regioni pachistane nelle quali infuria la guerra dell’esercito contro i talebani, i cosiddetti IDPs (Internally Displaced Persons), hanno fatto oggi ritorno alle loro abitazioni. Un totale di 600 famiglie ha potuto fare ritorno a casa, lasciando i campi di Charsadda e Naushehra, a bordo di convogli composti da autobus e camion, sotto la stretta vigilanza della polizia e con un elevato spiegamento di forze di sicurezza. Ad ogni famiglia sono anche date state provviste alimentari per un mese e una somma di 25.000 rupie pachistane (poco più di 200 euro). Il processo di ritorno a casa dei quasi due milioni di sfollati, secondo il programma annunciato da fonti governative alla stampa pachistana, dovrebbe completarsi nei prossimi 14 giorni. La priorita’ verra’ data a coloro che si trovano nelle tende dei campi di accoglienza, seguiranno coloro che sono stati alloggiati in scuole, ospedali e altre strutture pubbliche, e per ultimi coloro che, durante il periodo della guerra, sono stati ospitati in altre zone del Paese da amici o parenti. Agli sfollati e’ stato anche consentito di portare con se’ le tende nelle quali hanno vissuto per circa due mesi in modo da poterle riutilizzare nelle loro aree di origine qualora, all’arrivo, dovessero trovare le loro case distrutte dalla guerra. Gli scontri tra esercito pachistano e talebani ebbero inizio lo scorso 26 aprile, dopo che i talebani violarono un controverso accordo di pace con il governo della NWFP (North West Frontier Province) e occuparono il Buner, a soli 100 chilometri dalla capitale del Paese, Islamabad. Le operazioni iniziarono nel distretto del Lower Dir per poi in seguito estendersi anche al Buner, allo Swat e al Sud Waziristan, dove ha sede il quartier generale di Baitullah Mehsud, leader del TTP (Tehrik-e-Taliban Pakistan), l’organizzazione che riunisce vari gruppi talebani nel paese. Il 24 giugno scorso, dopo quasi due mesi di aspri combattimenti che hanno portato alla morte di almeno 1700 estremisti (secondo dati forniti da fonti dell’esercito), il governo pachistano ha annunciato che tutti i talebani erano stati cacciati dalla valle dello Swat e dal Makaland e che presto la vita in queste aree del Paese sarebbe tornata alla normalita’. Ma non tutti sembrano convinti che il problema talebani possa ritenersi archiviato. In particolare la circostanza che nessuno dei leader talebani (Baitullah Mehsud in testa) sia stato ucciso o quantomeno catturato, desta preoccupazione in molta parte della popolazione delle zone interessate dal conflitto, che temono che prima o poi le forze talebane, sotto la guida dei loro leaders, possano prima o poi tornare ad organizzarsi e a farsi nuovamente vive. Che si tratti, insomma, solo di una tregua momentanea. Intanto anche le Nazioni Unite esprimono preoccupazione per il ritorno a casa delle popolazioni pachistane. Felipe Camargo, dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’ONU, ha dichiarato che effettivamente alcune aree sono da considerarsi ”al sicuro e libere” ma ha poi aggiunto che e’ vitale che la popolazione sia correttamente informata delle condizioni che potrebbe trovare al rientro. Nelle zone interessate dal conflitto, infatti, l’elettricità e l’acqua sono state interrotte e la ricostruzione potrebbe richiedere anche alcuni mesi.
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Go back Yankees!
Truppe americane scaricate da elicotteri in servizio in Afghanistan, avrebbero tentato di entrare in territorio pachistano ma sarebbero state fatte oggetto di colpi di arma da fuoco da parte delle forze pachistane. La notizia e’ rimbalzata stamattina su alcuni media internazionali, confermata da fonti anonime dei servizi di sicurezza pachistane, ma smentita ufficialmente sia dai militari americani che dall’esercito pachistano. La versione piu’ accreditata, che comunque mostra quanto sia alta la tensione in zona, e’ che elicotteri americani di stanza in Afghanistan, dopo aver sorvolato ripetutamente anche l’area pachistana, hanno lasciato, al confine pachistano in zona afghana, delle truppe che hanno tentato di entrare in Pakistan nella zona di di Angor Adda, nel Sud Waziristan,. I locali, tribali e paramilitari, avrebbero respinto il raid americano sparando sia in aria che contro i militari. Questa versione e’ stata confermata dal portavoce dell’esercito pachistano, mentre gli americani hanno negato qualsiasi coinvolgimento di propri uomini e mezzi in conflitti a fuoco. Ma la tensione in zona e’ molto alta. Da un lato ci sono gli Stati Uniti che vorrebbero via libera anche ad incursioni in Pakistan dell’esercito impegnato nelle operazioni di lotta al terrorismo in Afghanistan; dall’altro, l’esercito pachistano ha dichiarato, per bocca del suo comandate Kiryani, di essere pronto a respingere ogni intrusione straniera sul suo suolo, considerazione avallata anche dal primo ministro pachistano Gilani che ha si e’ rifatto alla supremazia territoriale del suo paese. La zona oggetto del presunto raid di oggi, che sarebbe cominciato nella tarda serata di domenica, e’ la stessa nella quale all’inizio del mese alcuni attacchi di terra e con droni americani hanno fatto oltre 20 morti tra i civili. In quella zona, i servizi americani ritengono si nascondano molti taleban e seguaci di Al Qaeda, che sfruttano le asperita’ del territorio e l’appoggio dei tribali per nascondersi. Bush ha autorizzato le incursioni in Pakistan in nome della lotta al terrorismo che anche il Pakistan, grazie all’ex presidente Musharraf, ha abbracciato. Il nuovo governo pachistano ha respinto con forza la decisione americana. Islamabad aveva trovato, nel giorno della nomina a presidente di Asif Ali Zardari, nel governo di Kabul un alleato contro il terrorismo ma nel rispetto della territorialita’ e senza la necessita’ dell’intervento americano. Una volta tornato a Kabul, pero’, Hamid Karzai ha plaudito alla decisione americana di estendere il raggio d’azione e di considerare anche il Pakistan nella lotta al terrorismo. Dopo la notizia dell’attacco respinto di oggi e le proteste dei giorni scorsi contro gli USA, l’assistente segretario di Stato americano per gli affari centro-asiatico, Richard Bouchner, si e’ affrettato a dire che non ci sono crepe nelle relazioni con il Pakistan e che i contatti e la cooperazione fra i due paesi continuera’. Secondo Bouchner, i rapporti saranno rinsaldati anche negli incontri che ci saranno in occasione dell’assemblea generale delle nazioni unite. Ma Bouchner non ha voluto rispondere a domande sulle incursioni dei droni in Pakistan.
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