Ci sono stati errori nelle indagini, ma non c’é stata nessuna mano dei servizi segreti nella morte di Benazir Bhutto e l’ex primo ministro era stata avvertita dal governo dei pericoli che correva. Lo ha detto oggi il presidente pachistano Pervez Musharraf, durante una conferenza stampa televisiva, dinanzi a giornalisti provenienti da tutto il mondo. Mentre la tensione sembra calare e il paese ha vissuto un giorno di calma, nel quale non si sono registrati scontri, oggi Nawaz Sharif, ex primo ministro e leader della Pakistan Muslim League-N, ha fatto sapere di essere aperto ad una coalizione di governo con il Ppp di Zerdari e Bilawal Bhutto, figlio e erede politico di Benazir, in vista delle elezioni del 18 febbraio. Musharraf ha insistito anche oggi con la sua versione: il governo ha fatto di tutto per difendere la Bhutto, le ha dato la possibilità di scegliersi anche la scorta, ma “lei ha ignorato il pericolo”. E ha di nuovo puntato il dito contro il maulana Fazlullah e Baitullah Mehsud, responsabili, secondo lui, dei 19 attentati terroristici degli ultimi tre mesi. A una settimana dalla morte di Benazir Bhutto, Musharraf ha nuovamente respinto i sospetti da più parti gettati sui servizi segreti militari, negando che alcun servizio di intelligence pachistano sia capace di indottrinare un uomo a farsi esplodere in un attacco suicida. Il capo di Stato ha ammesso di “non essere del tutto soddisfatto” dell’andamento dell’inchiesta sulla morte dell’ex primo ministro, soprattutto puntando il dito sul lavaggio della scena del delitto fatta subito dopo l’attentato dal servizio di nettezza urbana con potenti idranti. Tuttavia ha escluso che questa solerte opera di pulizia sia dovuta a una volontà di cancellare eventuali prove. “Sono sicuro che non lo hanno fatto con l’intenzione di nascondere segreti o che l’intelligence abbia ordinato di nascondere segreti”, ha detto il capo di Stato. Per questo motivo ha detto di aver chiesto la partecipazione di Scotland Yard all’indagine; richiesta che, però, oggi è stata contestata da Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir. Secondo il copresidente del Partito del popolo pachistano (Ppp), infatti, l’unica inchiesta indipendente che potrebbe fare luce sulle circostanze della morte è una delle Nazioni Unite, perché Scotland Yard comunque lavora con elementi del governo pachistano. Musharraf ha voluto anche tranquillizzare la stampa straniera annunciando che “non c’é nessuna possibilità che gli estremisti arrivino al potere o nel governo del Pakistan o che possano prendere il controllo di impianti nucleari, anche attraverso il sistema politico o democratico”. Quella dell’infiltrazione di terroristi nelle maglie del governo o sulle istallazioni nucleari è infatti una delle paure ricorrenti e maggiori nella comunità internazionale. La minaccia arriva soprattutto dalla zone zone tribali al confine con l’Afghanistan, dalla Provincia della frontiera di Nord Ovest, dal nord e sud Waziristan, dalla Valle di Swat o dal distretto di Kurram. Qui la presenza dei taleban e il controllo che esercitano sulla popolazione è notevole e l’esercito nonostante i molti proclami, non è riuscito a prendere davvero il controllo del territorio. Oggi un portavoce taleban ha fatto sapere alla stampa che se il governo non ritirerà l’esercito dalla valle di Swat entro due giorni, kamikaze colpiranno istallazioni governative e persone in tutto il paese. Oggi ci sono state centinaia di arresti e almeno 30 morti fra la valle di Swat e il Kurram, anche se in questo distretto i guerriglieri tribali hanno accettato la proposta del cessate il fuoco.